Alla scoperta dei segreti di Luna Rossa. Come fa ad andare al 100 km/h sul mare. E’ qualcosa di prodigioso.
La Louis Vuitton Cup sta entro nel vivo solleticando l’interesse anche di coloro che genericamente non sono interessati al mondo delle gare nautiche. E dopotutto come potrebbe essere altrimenti visto che ad essere protagoniste sono vere e proprie opere d’arte. Realizzate da nobili rappresentanti delle arti aerodinamiche le barche che stanno solcando le acque di Barcellona, a partire da Luna Rossa, rappresentano un mix di raffinatezza e avanguardia, ingredienti indispensabili per poter raggiungere le performance di normali vetture.
Non a caso queste elaborate vele sono definite le F1 dei mari. Un’esagerazione? Nient’affatto se si pensa che il telaio è molto simile a quello di una monoposto, ecco perché molti dei tecnici che le realizzano provengono proprio dal Circus. Come per le auto da corsa, le gomme, in questo caso i foil, sono cruciali, e il propulsore svolge un ruolo altrettanto cardine, specialmente da quando è stato abbandonato il catamarano a favore del monoscafo.
Luna Rossa vola, tutti gli elementi che l’hanno resa più forte
Dal 2021 Luna Rossa, come le avversarie, sono dotate di soft wing, due rande classiche collegate tra loro e issate in modo parallelo su un albero a D fissato su una sfera in coperta e libero di ruotare. Tale movimento rotatorio, assieme alle stecche che percorrono l’intera lunghezza della vela danno vita ad un’ala che accresce la prestazione pura, esattamente come fosse un motore dall’erogazione costante e potente.
Altro dettaglio che ha portato ad una migliore resa è rappresentato dalla rimozione del boma tramite cui si regola la tensione della vela/randa per sfruttare a pieno il profilo alare della stessa. Questa viene a sua volta gestita dal cosiddetto “trimmer”, un dispositivo nelle mani di un membro dell’equipaggio che ha le parvenza di una mini-consolle. Non meno importante per l’incremento della velocità è l’intervento sulla vela di prua che ora è autovirante con rotaia.
E proprio il fiocco è stato sfruttato in diverse modalità dalle varie squadre in quanto si ipotizza (non vi sono dati certi) che sia la sua forma, sia la sua superficie influenzino la risposta dell’imbarcazione rendendola più reattiva. In ultimo sarebbe sbagliato escludere i materiali che accomunano ancor di più i bolidi acquatici con quelli da circuito. Carbonio e Kevlar la fanno da padrone e non manca neppure la dyneema, fibra sintetica ideale per i cavi da trazione.